Dimension Data, Rogers su Cavendish: “Deve solo prendere tempo per rimettersi”

Poche persone possono capire quello che sta passando Mark Cavendish e una di queste non può che essere Michael Rogers. All’ex corridore australiano, per anni compagno di squadra del nativo dell’Isola di Man, è stata diagnosticata per tre volte in carriera una forma di mononucleosi, nel 2001, nel 2007 e nel 2011. Una premessa che rende ogni consiglio e ogni esperienza dell’ex Tinkoff un sentiero da seguire per il corridore in forza alla Dimension Data, fresco di diagnosi della patologia, accertatagli la scorsa settimana. Rogers, le cui dichiarazioni sono state raccolte da Cyclingnews, sottolinea come “qualsiasi pressione aggiunta non aiuta affatto”, e che “Mark deve solo prendere il tempo necessario e rimettersi”, perché in questo modo “tornerà al meglio in un breve lasso di tempo”. “Sono sicuro che Mark è in contatto con i migliori specialisti e che sta facendo le cose per bene – prosegue il trentottenne – ma è giusto dare tempo al tempo e lasciare che il corpo si riposi e si rivitalizzi, in modo da tornare alla sua condizione ideale”.

Nella formazione sudafricana il dubbio che tiene più sulle spine è quello circa la partecipazione di Mark Cavendish al Tour de France 2017, principale obiettivo dello sprinter britannico. Questa incertezza è dovuta all’incognita riguardante i tempi di recupero, che variano da caso a caso. Il nativo di Barhan non si sbilancia, ma fa capire come sia un campo pieno di incognite e che il virus colpisce quando meno te lo aspetti: “Senza sapere le specificità del caso di Mark, indipendentemente che si tratti di un attacco virale forte o debole, è difficile dirlo – prosegue – È qualcosa che ti prende alla sprovvista, specialmente se ti stai allenando duramente e stai gareggiando molto stagione dopo stagione”.

Proprio il duro allenamento, le stagioni sempre più lunghe e gli impegni sempre più asfissianti e frequenti sono alla base, secondo Rogers, della vulnerabilità alla mononucleosi, che richiede come prevenzione un adeguato riposo per far rifiatare il corpo. “Le stagioni stanno diventando sempre più lunghe e il modello generale che vedo essere adottato richiede che i corridori si dimostrino competitivi sin dalle gare di inizio stagione – analizza l’australiano – Ciò mette sotto pressione i corridori, che si iniziano ad allenare sempre prima, togliendo tempo al riposo”. Un comportamento simile “presenta in seguito il suo conto e se non lasci che il corpo si riprenda dalle fatiche è in quel momento che la tua salute cede”.

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